Il Ministero dell’ambiente e dell’energia ha avviato il procedimento per la valutazione d’impatto ambientale e l’iter per le osservazioni pubbliche
Il progetto prevede la modifica/potenziamento della centrale all'aperto esistente di Pizzone, che attualmente insiste sui due invasi di Montagna Spaccata e di Castel San
Vincenzo, tramite la realizzazione di una nuova centrale in caverna da circa 300 MW che si affiancherà all’esistente tramite il riutilizzo dei due invasi esistenti
Di seguito alleghiamo un estratto delle osservazioni del Comune di Barrea
Sul punto si richiama la nota dell’Ente Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise acquisita in data odierna al prot. 0005130, che chiarisce quanto previsto dalla legge 394/91 art. 11 che stabilisce il divieto di attività e opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati con particolare riguardo alla flora e alla fauna protette e ai rispettivi habitat, in particolare la modificazione del regime delle acque.
Al riguardo per quanto stabilito dall’articolo 9 della Costituzione, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi assume rilievo strategico e prioritario e, per specifica scelta del legislatore, rilievo preminente su qualsiasi altro interesse anche di primaria importanza, concetto ribadito dalla Suprema Corte con Sentenza n. 19389 del 09//11/2012.
Sulla base di tali assunti si conviene con quanto affermato nella conclusione della richiamata nota dell’Ente Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise “l’istanza della Società Enel Produzione SpA, presentata per l’avvio del procedimento di VIA del progetto , deve ritenersi assolutamente improcedibile”.
La legge istitutiva delle aree protette (394/91) e la cosiddetta legge Galli n. 36 del 1994 - in seguito emendata e poi sostituita con la normativa della parte III del Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 - conferiscono agli Enti gestori delle aree naturali protette, nazionali e regionali, poteri relativi alla definizione delle acque sorgive, fluenti e sotterranee, necessarie alla conservazione degli ecosistemi, che non possono essere captate. Inoltre, la norma statuisce poteri agli Enti Parco sulle concessioni di captazioni e derivazioni idriche qualora possano alterare equilibri idrologici e biologici.
D’altra parte, come previsto dalla concessione per la realizzazione dell’impianto già in funzione e come anche riportato nelle planimetrie e mappe del progetto, l’intero bacino imbrifero risulta fondamentale per l’approvvigionamento di acqua per uso potabile. Né nel progetto si tiene in debito conto l’impatto sull’intero bacino idrogeologico. In verità sono da sempre previsti specifici punti di captazione a monte e a valle del bacino di Montagna Spaccata per i quali non vi sono opportune valutazioni all’interno degli elaborati, in riferimento alla futura mutata quantità e qualità delle acque. Tale per cui si ritiene che la qualità delle acque destinate ad uso potabile venga compromessa, in funzione del nuovo modello di utilizzo dell’invaso con cicli di carico/scarico nettamente più invasivi in termini volumetrici e di ripetitività, con inevitabile aumento dei sedimenti in sospensione. Tantomeno si tiene conto del piano di tutela delle acque potabile della Regione Abruzzo.
Si concorda e si condivide con quanto osservato dal comune di Alfedena in quanto il territorio ha già subito una netta trasformazione con la costruzione del serbatoio di “Montagna Spaccata” (bacino di monte); questo ulteriore progetto ne amplifica l’impatto dal punto di vista paesaggistico ed ambientale che di conseguenza si sommeranno agli effetti e alle trasformazioni già avvenute in passato.
Dalla documentazione SIA Stima impatti e conclusioni, pag. 33 e Relazione Tecnica Generale pag. 42, si evince che “………. i bacini di Montagna Spaccata e Castel San Vincenzo nel corso del tempo sono di fatto stati antropizzati con la costruzione di aree di ricreazione sulle sponde dei bacini. Tali attività ad oggi risultano fonte di guadagno per le comunità richiamando molti turisti. Nella configurazione futura di progetto dei bacini, che prevede notevoli abbassamenti ed innalzamenti dei livelli, tali attività non potranno essere mantenute per motivi di sicurezza.
L’impatto sul contesto socio-economico sarà pertanto significativo” e questo aspetto desta ulteriore preoccupazione in quanto con questo progetto si cancellano con un “colpo di spugna” tutte quelle iniziative economiche collegate alla valorizzazione turistica delle aree circumlacuali nonché dei valori immateriali che le comunità hanno recuperato con grande impegno e sacrificio da quando sono stati realizzati gli invasi di Montagna Spaccata e di Castel San Vincenzo.
Nella relazione al progetto viene erroneamente scritto che l'ENEL (ENEL Produzione Spa) è proprietaria e gestore del sistema idroelettrico di Montagna Spaccata, così non è.
In verità il bacino idroelettrico della Montagna Spaccata appartiene al demanio civico dei comuni di Alfedena e di Barrea.
Al riguardo il Comune di Barrea ha incardinato la causa demaniale N. 2 BIS-19 COMMISSARIATO UU.CC. L’AQUILA, alfine di accertare e dichiarare che i terreni siti in Agro di Barrea (AQ), località Costa del Rio, occupati dall’Enel Produzione Spa, con sede in Roma, mediante il bacino imbrifero “Lago della Montagna Spaccata”
Positivo
Sufficiente
Negativo
Utilità